Tecnica

LE LENZE PER IL TROTA LAGO

LE LENZE PER LO STRISCIO
Le lenze per lo striscio sono, nel complesso, davvero facili da costruire. Poche le cose che servono: un “piombo” (piombino, bombarda …), un gommino salvando, una girella tripla, un terminale con amo e nient´altro.
Ovviamente serve anche la capacità di costruire i nodi che sono tre: quello alla girella, quello all´amo e quello per lo shock-leader.

Per tutti e tre vi proporrò, in disegno, le fasi costruttive. Non chiedetemi però, di descriverle, mi ci vorrebbero tutte le pagine di questo sito con il risultato di annodare le dita di chi provasse a leggerle.

Il segno della matita è di sicuro più eloquente. Gli unici consigli che posso dare con i nodi sono:
1) non stancarsi mai di provare;
2) utilizzare fili, ami e anelli sovradimensionati.
Anche per la costruzione delle lenze vi rimando ai disegni, all´interno dei quali userò le parole soltanto per descrivere le differenze tecniche che in acqua, influenzeranno il comportamento dell´esca. Mi riferisco in particolare alla sottigliezza dei fili, alla lunghezza dei terminali, alle dimensioni dell´amo e alle circostanze in cui queste variabili sono da prendere in considerazione.

LE TECNICHE DI RECUPERO
Pescare a striscio è un po´ come pescare a spinning: si lancia e si recupera l´esca, sperando che nel tragitto una trota decida di aggredirla. Ma il recupero può essere fatto in tanti modi.
Ogni lago possiede caratteristiche morfologiche proprie che influenzano il comportamento della trota e che possono essere distinte in geometriche e geografiche. Le caratteristiche geometriche riguardano le dimensioni del perimetro e la profondità. Le caratteristiche geografiche sono rappresentate dalla posizione, dall´altitudine e dal relativo clima. Vi sono poi caratteristiche ben note: l´acqua gelida, vicina agli 0° C, inibisce la secrezione gastrica del pesce, riducendo lo stimolo dell´appetito; gli strati superficiali dell´acqua, increspati dal vento, sono più ossigenati e quindi graditi dalla trota e così via. Conoscere questi elementi significa capire in che modo la trota ne viene condizionata e, di conseguenza, agisce. Di tutti questi elementi e di una infinità di altri dettagli si deve tenere conto quando si inizia a pescare a striscio. Non c´è una regola fissa che faccia comprendere immediatamente dove si trova il pesce, qual è la sua indole al momento, se è in caccia o meno. L´unica regola nello striscio sono le eccezioni. Un pescatore che conosce gli elementi sopra elencati, arriverà a un buon risultato con un minor numero di tentativi di un pescatore che procede a casaccio, anche perché saprà già in partenza quali attrezzature utilizzare. E´ una sorta di catena: le condizioni ambientali, permanenti o momentanee di un lago, determinano le attrezzature da impiegare e queste, a loro volta, influiscono sulla tecnica di recupero da applicare. Attrezzature per lo striscio leggero richiederanno tecniche di recupero come la tremarella e il saltarello.

La tremarella
Gli inventori del recupero definito "tremarella" sono i pescatori novaresi che, proprio con questa tecnica, vinsero nel 1990 il titolo italiano. Oltre che inventori, i novaresi sono anche i migliori interpreti di questo recupero che, però, ormai si è diffuso anche tra i trotisti di tutta Italia. Lo strano nome di questo recupero bene illustra il movimento della canna, che deve, appunto, tremolare incessantemente, con lo scopo di far avanzare a scatti velocissimi l´esca. L´innesco avanza e si ferma velocissimamente, a scattini brevi, rapidissimi e incessanti, paragonabili a quelli di un gamberetto in fuga. Se a questo già invitante movimento si aggiunge la rotazione e una certa variazione di velocità degli scatti si capisce come l´istinto aggressivo della trota non sappia trattenersi. Ecco come si esegue una corretta tremarella: impugnata la canna ed effettuato il lancio, il calcio dell´attrezzo deve premere strettamente contro l´avambraccio. Si lascia scendere il piombino alla profondità desiderata e, da lì, si inizia la tremarella. Ma, attenzione: la mano che impugna la canna deve far tremare il cimino molto velocemente in su e in giù, cercando di trasmettere il tremore solo verso il suo apice ed evitando, nel contempo, che sia tutto l´attrezzo a ballare. Chi guarda deve avere la sensazione che la mano e l´avambraccio siano immobili e che sia soltanto il cimino, e in minor misura il sottovetta, a tremare. Allo stesso tempo la mano sinistra deve far girare la manovella del mulinello lentamente, facendo avanzare l´esca nella direzione voluta. L´errore più comune è quello di eseguire il tremolio con il filo molle. Per mantenere una costante tensione ci si potrà allora aiutare con un terzo movimento, con un impercettibile e delicato "pompaggio" della canna.

Il saltarello
In un certo modo questa tecnica di recupero ricorda la tremarella, ma c´è una differenza sostanziale: il modo in cui far avanzare l´esca. Lasciando da parte per il momento il tremore da imprimere al cimino, prendiamo in esame soltanto un elemento, ossia il modo in cui muovere la canna per effettuare il recupero. Il movimento usato è quello del pumping che vede la canna partire in posizione alta e inclinata, con il filo teso che, a sua volta, deve far avvertire la pressione del contatto con il piombo. L´avanzamento dell´esca può avvenire in superficie o sul fondo e si ottiene spostando progressivamente la canna verso l´alto. Nel frattempo il mulinello rimane inattivo. Diventa immediatamente operativo a fine corsa della canna, per riavvolgere il filo mentre l´attrezzo ritorna velocemente in posizione iniziale. L´effetto "tremarella" va prodotto quando si sta sollevando la canna verso l´alto. Questo modo d´agire è indicato soprattutto per insidiare trote in superficie o a mezz´acqua quando queste sono scarsamente attive e faticano a reggere la tocca. Tuttavia il saltarello si esprime al meglio in inverno, quando le trote stazionano sotto sponda e attaccate al fondo. Per effettuare un corretto recupero a saltarello in inverno servono un bracciolo di 30-40 cm e un piombino a goccia (di quelli chiamati anch´essi "saltarello"); la canna va mossa con effetto di pumping e, allo stesso tempo, viene fatta sostare per permettere al piombo di tornare sul fondo e per avere il tempo di riavvolgere il filo molle.

Il recupero lineare
Vediamo ora quali sono le tecniche di recupero più indicate quando si opera lo striscio lungo. Anche in questo caso, su una base di semplicità (lancio-recupero) si innesta una serie infinita di varianti. Indipendentemente dal tipo di zavorra impiegato, sia essa un semplice piombino di 1 g sia una bombarda di 30 g, si deve riuscire a farle percorrere una certa corsia d´acqua, mantenendola costantemente in "carreggiata" dall´inizio alla fine della strisciata. Certo, è impossibile controllare che, sott´acqua, la zavorra si stia comportando correttamente. Starà dunque al pescatore "possedere" la tecnica del recupero lineare in ogni suo fondamento. Il recupero lineare prevede un movimento omogeneo dell´esca rotante in una determinata fascia d´acqua. Raggiunta la profondità voluta, e dopo i preliminari dell´allineamento del filo, si gira la manovella del mulinello senza interruzioni o variazioni di sorta, equilibrando la velocità alla forza discendente del peso della zavorra. Le due forze, agendo in simbiosi, creano una condizione di stallo nel senso che la bombarda non scende né sale, ma procede sempre alla stessa profondità. Ridurre la velocità significa lasciare scendere progressivamente la zavorra, aumentarla invece vuol dire indirizzarla in direzione della superficie. Non è facile conquistare il giusto equilibrio perché si guida la zavorra al buio, comunque non è impossibile. Durante la strisciata, se il recupero è troppo rapido, si avvertirà in canna una strana sensazione di eccessiva fluidità; al contrario, se è troppo lento, si percepirà una sproporzionata resistenza della bombarda.

Lineare con tremarella - Il nome ben illustra di cosa si tratta. La strisciata è esattamente quella del recupero lineare, cui va aggiunto il tremore del cimino. Questo tremolio dell´esca, unito alla sua rotazione, aggiunge un ulteriore stimolo al procedere lineare visto nella tecnica di base. Tenere la canna alta o bassa non fa alcuna differenza, purché venga rispettato il mantenimento delle corsie e si tenga il filo costantemente teso. Integrando i giri di manovella con impercettibili pompaggi di canna si rende l´esca ancora più attirante.

Il Recupero a scatti veloci
E´ un sistema assai stimolante con il quale ci si potrà sbizzarrire e usare tutta la propria fantasia nel variare la regola generale. Può essere attuato sul fondo o staccato da esso.

Sul fondo - Si lancia con la canna tenuta bassa, indifferentemente se a destra o a sinistra. La bombarda deve arrivare sul fondo tenendo il filo in tensione ed eseguendo un breve recupero lento con il mulinello. A questo punto, una volta che l´esca si è avvicinata al fondo, improvvisamente si imprimeranno 2 o 3 giri di manovella con arresto istantaneo. Con la canna e il mulinello immobili e con il filo in tensione si aspetterà il rilassamento del cimino: questo sarà il segnale inequivocabile dell´avvenuto raggiungimento del fondo. Ora, tirando lentamente il filo con la punta della canna, si farà strisciare l´esca, facendole percorrere un tratto di circa 1 m e poi si eseguiranno, improvvisamente, altri 2 o 3 giri rapidissimi di manovella, ripetendo la sequenza di operazioni descritta.

A mezz´acqua e in superficie - In questa tecnica è richiesta la massima attenzione e concentrazione. Si lancia questa volta a canna alta. Raggiunta la profondità desiderata, controllando la caduta della zavorra con un cronometro, si effettuerà un breve recupero, girando lentamente la manovella del mulinello: la bombarda, anche se trainata, tenderà a scendere. Improvvisamente si danno 2 o 3 giri velocissimi di manovella con arresto immediato; una frazione di secondo di attesa (questo è il momento della tocca) e di nuovo un recupero lentissimo e così a seguire, ripetendo le stesse azioni.

Trout Area:Il Trout Area è una tecnica di pesca alla trota nata nel Sol Levante che prevede l’utilizzo di attrezzatura ultra leggera e piccoli artificiali come spoon (Ondulanti) crankbait e Minnow tutti dotati di amo singolo senza ardiglione.

Per piccoli si intente davvero piccoli, per farvi un esempio nella pesca alla trota a spinning in laghetto tradizionale gli ondulanti da 5 gr erano considerati piccoli nel Trout Area invece sono giganteschi.

Ma analizziamo i 5 Punti fondamentali del Trout Area.

Canna
Mulinello
Filo
Guadino
Artificiali
La Canna
Di canne in commercio ne esistono centinaia di modelli, si tratta di canne con una potenza di lancio da 0 a 5gr Max, quindi ultralight, caratterizzate da una schiena estremamente morbida e un cimino sensibilissimo.

La schiena estremamente morbida è fondamentale durante il Lancio e per evitare di slamare i pesci perché in questa tecnica si usano SEMPRE Ami singoli senza ardiglione. I prezzi delle canne variano dai 60 alle diverse centinaia di euro (arrivano anche a 800).

In realtà il discorso canne è davvero complicato esistono canne “classiche”, canne da partenza, canne da Bottom (tecnica che prevede l’utilizzo di Spoon creati per l’utilizzo a stretto contatto con il fondo) e canne da crank… Ma per questo discorso faremo un articolo Blog a parte.

Il peso delle canne da Trout Area si aggira intorno ai 100gr e la lunghezza varia da 1,60 ai 2 mt circa.

Il Mulinello da Trout area
Il mulinello deve essere piccolo possibilmente con una bobina shallow per contenere trecciati o fili estremamente sottili.

La taglia può variare da un generico 1000 ai mulinelli specifici per il Trout Area di taglia 2000. La cosa fondamentale da guardare è il peso il rapporto di recupero e la frizione. Il peso dev’essere molto leggero anche perché le canne da Trout Area difficilmente superano i 100 gr di peso. Mentre il rapporto di recupero varia da 5.0:1 ad un 6.0:1

La frizione deve essere lineare e fluida perché si ha sempre la aperta, difficilmente in trout area si pesca con la frizione chiusa perché si slamerebbero diversi pesci e si rischierebbe di rompere il filo troppo facilmente.

Il Filo
Il filo da Trot area che si va a montare in bobina è fondamentale per questa tecnica perché si vanno ad utilizzare artificiali che molte volte non raggiungo il grammo di peso, di conseguenza con un filo troppo grosso non si potrebbero lanciare.

In bobina si possono mettere dei trecciati di diametro variabile tra 0,06 a 0,10, questi ci faciliteranno sicuramente il lancio, il consiglio che ci sentiamo di darvi è di adattare il vostro filo anche in base alla taglia dei pesci che andrete a pescare, ci sono laghi specifici da Trout Area con pesci di taglia da 80 a 200 grammi altri invece più generici dove i pesci possono anche superare il Kg.

Se in bobina andrete ad utilizzare un trecciato dovrete sicuramente fare un finale in Fluoro carbon o nylon, il diametro che vi consigliamo è tra lo 0,10 e lo 0,14.

Sempre in bobina si può mettere il nylon o fluoro carbon di dimensioni variabili tra 0,08 e 0,14, in questo caso il finale non è necessario.

Il Guadino
Il guadino per la tecnica trout area è fondamentale e OBBLIGATORIO e deve essere assolutamente con la maglia in Gomma (le altre maglie non sono accettate)

La profondità dalla maglia può variare esistono dei guadini che non hanno profondità e servono quasi solo in gara abbinati al Releaser.

Gli Artificiali
Gli artificiali da trout area sono un discorso estremamente lungo ma cercherò di essere il più esaustivo possibile.

Partiamo dagli Spoon (ondulanti) il peso degli spoon varia da 0,4 ai 3,5gr in base alla distanza da raggiungere e l’attività delle trote. Difficilmente superano i 3,5gr ma a volte per necessità si possono usare anche da 5gr.

La forma varia incredibilmente da marchio a marchio e non voglio darvi la mia opinione a riguardo ma molte volte è fondamentale per le vibrazioni che emana. La forma infatti cambia l’assetto in acqua e lo “sfarfallare” dell’artificiale stesso.

Gli spoon da bottom invece sebrano de bottoni vengono utilizzati facendoli saltellare sul fondo e servono nei casi in cui il pesce è apatico e letteralmente schiacciato sul fondo.

I crank sono degli artificiali dotati di paletta che imitano dei pesciolini o delle larve/insetti montati con due ami singoli senza ardiglione. Possono essere Floating (galleggianti) Suspending (che rimangono in sospensione in un determinato strato d’acqua) o Sinking (affondanti)

La scelta dei crank per il trout area deve essere fatta in base allo strato d’acqua che si vuole sondare e in alternanza agli spoon quando i pesci iniziano ad essere sospettosi.

I colori degli artificiali sono letteralmente infiniti e in questo caso se siete alle prime armi vi conviene affidarvi al vostro gusto, cercando di variare artificiali tanta unita a quelli bi-color.

La location offre un´area ristoro
per un relax a tutto tondo.
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